Le seguenti testimonianze sono tratte dalla rivista Rabbunì della Congregazione Suore Francescano Missionare di Cristo.
La rivista è scaricabile dal sito della Congregazione: www.francescanemissionariedicristo.org


Rabbunì 2008
Rabbunì 2009
Rabbunì 2010
Rabbunì 2011
UN ANGELO FRENA LE RUOTE DELLA MACCHINA
L’esperienza della benevolenza del Signore dell’intercessione della beata Maria Rosa Pellesi e della bontà del popolo etiopico.

Il 18 settembre 2006, giorno dopo la Professione Perpetua di sette Sorelle etiopi, abbiamo lasciato la Missione di Wasserà alle 10,30. Eravamo in cinque nella Pick-up-Toyota: alla guida suor Margherita Simeon, Superiora Delegata della Missione e io accanto a lei; sui posti posteriori Suor Adriana Bianchi, Suor Veronica Simeon, Suor Aynabeba Itbarek. Prima di partire abbiamo affidato il viaggio alla protezione della vergine Maria e in modo speciale alla Venerabile Suor Maria Rosa.
Appena passata la zona più alta di “Samara” (2.400 metri di altitudine) e avere oltrepassato la grande curva sopraelevata che separa due profonde valli ci troviamo su un tratto di strada rettilinea abbastanza asciutta nonostante le piogge torrenziali di questi ultimi mesi che hanno fatto straripare i fiumi e hanno deteriorato le strade tanto da renderne alcune impercorribili. Alla nostra sinistra si estende una bella valle ripida e verdissima, coltivata ad orzo e patate.
Sul ciglio della strada un grosso sasso, interpretato come mucchio di fango, fa perdere il controllo della macchina che vira violentemente a sinistra e prende la direzione del burrone. La macchina fa un salto netto di 2 metri nel vuoto; Suor Margherita riesce a mantenere il controllo del volante e percorre a crescente velocità una discesa di 30 metri; la macchina capotta per fermarsi sulle ruote, a 42 metri di distanza.
A pochi metri avremmo trovato i tronchi di alcuni eucalyptus e un piccolo fiume. Il terreno coltivato a patate, ammorbidito dalle piogge, ha attutito l’impatto che è comunque stato violento.
Sono istanti interminabili… silenzio totale. Esce per prima dalla macchina suor Veronica e accertatasi che siamo tutte vive si prostra nel fango per adorare il Signore: piange, prega, urla. Lei non ha riportato neppure un graffio; era “Sposa novella” aveva emesso i Voti perpetui la vigilia!
In un battibaleno è arrivata tanta gente e, vedendoci vive, ringraziava il Signore ad alta voce; le donne urlavano al Cielo con le mani alzate, alcune venivano a baciare il crocifisso che portiamo al collo. Alcuni pagani dicevano: “Il Dio di queste “Sisters” è davvero un grande Dio!”.
Con molta fatica abbiamo risalito la china, spinte e sostenute dai contadini che organizzavano i soccorsi con una grande delicatezza. Risalire 42 metri in alta pendenza scivolosa non è facile quando si è tutte contuse!
Di lì a pochissimo ci hanno raggiunte le Sorelle di Galcia la cui Land Rover si era piantata nel pantano. Era carica di Suore e parenti che tornavano dalla festa. Ci hanno portate a 60 Km, all’Ospedale Diocesano di Dubbo dove i medici italiani ci hanno subito visitate.


La cosa pareva molto seria perché eravamo molto dolenti, Suor Margherita era sotto choc non parlava né apriva gli occhi; Suor Adriana sveniva e poi si riprendeva; aveva molto dolore al piede; Suor Aynabeba respirava con fatica; io mi tenevo il costato perché sentivo un male atroce. Siamo state ricoverate 2 giorni presso le Suore Missionarie del Sacro Cuore di Santa Francesca Cabrini che hanno avuto per noi le delicatezze che solo delle Sorelle possono avere. Ci hanno ospitate in sei, fornendoci gli indumenti e garantendo ogni cura farmacologica, umana e spirituale. Intanto sono arrivate molte visite: frati, suore e preti a decine ed esse accoglievano e gli ospiti a visitarci nelle varie camere. I raggi X non evidenziarono alcuna frattura. Contusioni a volontà e dolori mozzafiato. In seguito, a Rimini, verranno rilevate a suor Adriana un forte stiramento dei tendini del piede e della spalla e il colpo di frusta alla nuca e a me la frattura di 6 costole..
Abbiamo subito pensato e creduto di avere ricevuto una grazia speciale, ottenutaci da Suor Maria Rosa. Anche i due poliziotti recatisi sul luogo per le rilevazioni del caso erano stupefatti e hanno detto che nessuno è mai uscito illeso da questo tipo di incidente. La pendenza del terreno era del 70%.
Sempre convinte di non avere fratture, da Addis Abeba abbiamo proceduto per la Tanzania con volo sul Kilimanjaro dove ci sarebbe stata l’inaugurazione del complesso della nostra missione a Guandumehhi e la consacrazione della Cappella della casa di formazione e del dispensario. Ci dispiaceva deludere le Sorelle, tanto più che da Rimini erano presenti le Autorità della Protezione Civile, coloro che avevano seguito le costruzioni lavorando personalmente nei vari cantieri.
Insieme, ringraziamo la Vergine Santa della Misericordia e Suor Maria Rosa perché è stata sicuramente lei a tenere a freno le ruote della macchina impazzita.
Suor Maria Gabriella Bortot


Arezzo 29 giugno 2008
Rev.ma Madre,
la sera del 6 dicembre 2006 sono stato investito, in una strada cittadina, con conseguenze molto serie, da una motocicletta che procedeva ad alta velocità.
Gli amici che hanno saputo, sollecitati da Padre Luigi, si sono rivolti con preghiere alla Beata Maria Rosa di Gesù perchè intercedesse per la mia vita messa in grave pericolo per le numerose ferite riportate.
Quando sono stato in grado di farlo, dopo qualche giorno, anch’io mi rivolgevo a Suor Maria Rosa Pellesi per ottenere sollievo dalla sofferenza e la guarigione.

Le mie condizioni di salute hanno avuto un netto miglioramento e, a dichiarazione dei medici l’evento sa persino del miracoloso. Oggi ho riacquistato normale capacita’ di movimento anche se molti presenti, al momento dell’incidente, pensavano che non sarei riuscito a sopravvivere.
La saluto fraternamente.
Gian Franco Squarcialupi


Gentile Sorella,
chi le scrive è un Padre Comboniano per 33 anni in Uganda e ora all’improvviso fermato da un tumore alla prostata che non può essere operato. Sono amico di Padre A.D. da molti anni in Uganda. Ora tutti e due siamo inchiodati con Cristo qui a Verona per malattia.
Il Signore è buono!
La preghiera e l’amicizia di tanti ex-ugandesi e parenti mi hanno “Tolto dalla fossa dei Leoni”.
Volevo morire! Ora mi è tornata la serenità di prima e tengo allegri anche i confratelli.
Ho letto il libricino della Beata Maria Rosa Pellesi. La mia intimità con Gesù è cresciuta e crescerà per l’intercessione di questa Santa Suora e anche per le sue preghiere.
La mia croce: non posso più tornare in Uganda.

Ho 68 anni, con tanti piani… Ora ho cominciato a capire che l’evangelizzatore è lo Spirito Santo… e si può aiutarlo in tanti modi.
Ho capito che la volontà di Dio, il suo piano d’amore per me supera tutte le mie idee.
Se potesse mandarmi una copia di quel libricino: “Ventisette anni senza mai chiedere perché”. Le sono grato in anticipo.
Qui dove ci sono e passano vari ammalati di ogni genere, quel libricino può fare bene anche a loro. Serve rileggerlo… Padre A. mi ha detto: “Quando l’hai letto, me lo ridai perché mi fa tanto bene”.
Sorella, grazie in anticipo. Ci ricordiamo al Signore per fare la “SUA VOLONTA’”
Uniti nel cuore di Gesù.
Padre D. M. A.


TESTIMONIANZA DI ILIANA PACASSONI MAMMA DI GIACOMO BOGA
“IL MIO GRAZIE A SUOR MARIA ROSA”

Luglio 2007
Sono mamma di due bravi ragazzi (premetto che sono stata sempre aiutata, molto aiutata), lavorando sempre quando partivo di buon ora al mattino, ho sempre chiesto aiuto al mio grande Gesù ed alla nostra grande mamma Maria, e così sono passati gli anni; la prova di questo aiuto l’ho avuta in Luglio: ho sempre chiesto e chiedo tuttora aiuto e protezione anche a Suor Maria Rosa che sento come amica, dicendo:
“Maria Rosa intercedi presso la Madonna e Gesù, chiedi la protezione del bene più prezioso che possiedo come mamma: i miei figli” .
Il 24/07/07 ricevo una telefonata dal figlio grande, il quale, poco credente: «Mamma – mi dice – sono al pronto soccorso, sta tranquilla, sto bene. Sono caduto dalla scala da un’altezza superiore a tre metri, spaventato mi sono detto – così non vedrò più i miei bambini…- ma nello stesso momento mi sono sentito due mani calde nel dorso che mi aiutavano a cadere piano, visto che la scala era sopra di me a terra sono arrivato dolcemente, non ho riportato trauma cranico e la schiena è sana, solo una piccola frattura alla mano sinistra».
In quello stesso momento ho avuto un brivido, ed ho urlato: “Grazie Beata Maria Rosa, per avermi ascoltata, mi hai aiutato ancora, grazie ancora e scusami se tutti i giorni rinnovo la mia richiesta”.
Iliana Pacassoni